23 set 2009

Bruce Springsteen: 60 anni di rock'n'roll


Che oggi 23 settembre 2009 sia il 60° compleanno di Bruce Springsteen, lo sappiamo, come tutti sappiamo che lui è nell'olimpo del rock mondiale una star assoluta.

Per ricordarlo in questo giorno speciale, ho allora pensato di riproporre le mie impressioni su una sua celeberrima canzone, molto probabilmente anche la mia preferita: Thunder Road.

Born to run è l'album di Springsteen che segna il passaggio dallo status di rocker famoso solo nel New Jersey, per i suoi interminabili e super energetici concerti, a stella del firmamento internazionale della musica. I primi due album "Greetings from Asbury Park NJ" e "The Wild the Innocent & the E street shuffle" non ebbero il successo che la casa discografica si attendeva. Springsteen si trovava di fronte al bivio, da una parte una onesta carriera, probabilmente a declinare lentamente, in ambito locale, e dall'altra parte l'ultima occasione per diventare il Boss. Si sa com'è andata.Il disco si apre con "Thunder road". Comincia con le note stridenti dell'armonica a bocca e di un pianoforte. La canzone secondo me è struggente. Ha una particolarità: è posizionata in apertura di disco quando dovrebbe essere posta in chiusura. Armonica….pianoforte …la voce di Springsteen… "The screen door slams.....Roy Orbison's singing for the lonely", sottintendono che qualcosa sia già successo. Molti dicono che la canzone sia trascinante e colgono tutt'altro che il senso di nostalgia, che ravviso io. Allora per controprova provate ad ascoltarne la versione che si trova, oltre che in decine di bootleg, su "Live 1975-1985".:è' completamente diversa. Credo che si possa spiegare questa differenza di sensazioni che si provano circa la medesima canzone, facendo alcune considerazioni. Una prima è legata all'arrangiamento della stessa. Su "Born to run" , la canzone nasce, in fase di composizione, al pianoforte, gli arrangiamenti sono ricchi, forse troppo, e ne accentuano il tono epico, della partenza verso un futuro di successo, solo l'armonica ne caratterizza un aspetto che al tempo era senz'altro presente all'autore, quello del lasciare il mondo che lo ha visto crescere. Nell'arrangiamento molto più scarno e semplice proposto in "Live 1975-1985" invece mette l'accento sul passato, su qualcosa di irripetibile, sulla sua formazione, su un mondo che non c'è più, tutto ciò che è qui esplicito era già implicito nell'originale. Springsteen stava partendo, si stava trasformando, la sua sensibilità, il suo mondo poetico era cambiato, maturato. Qui il boss parla di sé e di tutti noi che cresciamo, che lasciamo le stanze, le strade della nostra infanzia, della nostra giovinezza, i nostri ricordi e gli oggetti che li ospitano. Qui non siamo più ad Asbury park, potrebbe essere qualunque luogo dell'america o del mondo.
I personaggi che Springsteen ci propone diventano universali, come avviene nella grande letteratura, trascendono il tempo e lo spazio e noi ci possiamo riconoscere in loro ora come trent'anni fa o fra trent'anni.L'autore diventa adulto, così come i suoi testi, la sua musica; ancora una citazione del boss:"Quando la vetrata sbatte in Thunder Road non ci troviamo più necessariamente lungo la costa del New Jersey. Potremmo essere ovunque in America. Così iniziarono a prendere forma i personaggi, di cui avrei delineato le vite nei decenni successivi. Quello fu l'album in cui superai le mie concezioni adolescenziali dell'amore e della libertà."Infine c'è una particolarità del modo di scrivere canzoni di Springsteen, che si trova già in Thunder road e per estensione nell'album Born to run. Si tratta di questo: in alcune canzoni, l'ho notato soprattutto in quelle di maggior successo, la scrittura della musica e dei testi sembrano andare in contraddizione, su due vie divergenti. Così l'arrangiamento fin troppo ricco di Thunder road evoca un incedere grandioso, di speranze e sempre nuovi orizzonti, mentre il testo è permeato di dolore e nostalgia i versi finali della canzone dicono:
"It's a town full of losers,And i'm pulling out of here to win"
"E' una città di perdenti,e io me ne sto andando per vincere"
Questi versi dicono molte cose, dicono che si allontana dalla sua città, dai suoi affetti, costretto a cercare una rivincita e il successo altrove, è anche lui, e ne è consapevole, tra i perdenti e l'unica reazione possibile è la partenza.
Anni dopo, nella sua canzone di maggior successo "Born in the U.S.A.", accanto ad un testo durissimo, che è un pugno nello stomaco al modo di vivere americano e alle condizioni di vita dei poveri in america (ne riporto a titolo esemplificativo solo i primi due versi):
"Born down in a dead man's townThe first kick was when i hit the ground"
"Nato in una città di mortiIl primo calcio l'ho preso quando ho toccato terra"
si affianca una musica che al contrario sembra un inno all'"american way of life", tanto che la canzone fu pesantemente strumentalizzata da Reagan negli anni '80, e solo relativamente di recente Springsteen l'ha riconfezionata con un arrangiamneto acustico che ha tolto tutti i dubbi interpretativi circa il reale significato da attribuirle.Tutta la carriera di Springsteen a cominciare dalla metà degli anni settanta e ad arrivare alla maturità degli anni 90 sembra venata da questa schizofrenia testo-musica, quasi avesse bisogno di suonare dal vivo per molto tempo le sue canzoni perché queste si stabilizzino su un'interpretazione definitiva, vengano sviluppate dal loro nucleo originale.



5 commenti:

chiara ha detto...

non sapevo ti piacesse bruce :-)

Provoco e domando: Bruce tra dieci anni sul palco a far le stesse cose ti piacerà allo stesso modo? con la E band sempre più decrepita?

silvano ha detto...

Dagli amici si accettano provocazioni ;)
Tra dieci anni vedremo?! non so. Più che di Bruce sarei preoccupato di Clarence Clemons che già ora non ce la fa più. Bruce è un grande del r'n'r' e non escludo che lo vedremo meno energetico cantare ballads. Io lo immagino come erede più che del divino Bob di Johnny Cash. Un grande vecchio della musica americana. Lasciami sognare Chiara e lasciamelo vedere ancora per qualche anno saltare come un invasato su e giù dal palco. Poi sarà Bruce-Cash 'till the end of times.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Buon Compleanno al Boss!!!!

Andrea De Luca ha detto...

una delle leggende del rock! auguri bruce

Euterpe ha detto...

tra le tante frasi storiche del boss ce n'è una da no surrender che recita....we learned more from a three minute record tha we ever learned in school...