16 ott 2009

Saviano e l'abbandono

Letto il bell'articolo di Roberto Saviano, viene il solito senso di nausea, odore di carogna e sciatteria che solo l'Italia sa emanare.
Una volta che un intellettuale si assume le sue responsabilità, si assume le responsabilità che una classe dirigente parassita evita come il diavolo evita l'acqua santa, ebbene un uomo così viene abbandonato lentamente, giorno dopo giorno gli viene tolta credibilità, giorno dopo giorno gli si toglie solidarietà sino a dimenticarlo.
Rischia veramente di venir lasciato solo con la sua scorta in un deserto istituzionale, non capendo o capendolo benissimo che quell'uomo, anzi quegli uomini (Saviano ed i carabinieri che lo accompagnano giorno e notte) siamo noi, siamo noi al massimo delle nostre potenzialità, sono la democrazia, sono la parte forte e nobile della Repubblica italiana, sono i nuovi Falcone e Borsellino parimenti abbandonati e massacrati.

3 commenti:

zefirina ha detto...

già dalla prima volta che lo intervisto Enzo Biagi questo ragazzo che parla senza alzare la voce, con toni pacati ma fermi, questo ragazzo mi è sempre piaciuto, mi ha commosso e ho visto veramente la sua profonda solitudine, mi spiace per lui ma è bello pensare che le parole possano smuovere le coscienze,
quello che ho letto sul muro di berlino suonava più o meno così: tanti piccoli uomini insieme possono smuovere il mondo, da soli non siamo niente, insieme possiamo fare molto

Vincenzo Cucinotta ha detto...

non posso che ripetere ciò che già scrissi su saviano: non è soltanto un grande scrittore, ma è un grande uomo. Questo suo breve scritto lo conferma, e non esiterei un istante a sostenerlo se egli decidesse un impegno politico più diretto.
Vi immaginate un baffino che scrivesse queste cose? Vedete quanto esplicitamente accusa Bassolino ed altri? Saviano è davverouna delle poche speranze in questo nostro martoriato paese.

il Russo ha detto...

L'ho letto solo ora nel dopo cena, che dire? Solita storia: prima li si deleggittima, poi li si infama, quindi li si isola, poi...