18 gen 2015

Volontarie, marò e luoghi comuni

Pubblico di seguito un articolo dell'amico Gap, perchè lo condivido praticamente al 100% e perchè è superiore praticamente a tutti gli articoli apparsi sulla stampa italiana in questi giorni. Grazie Gap. E scusa per l'errore di averla postata anche in un luogo che non ti merita, nè mi merita. Le cose si imparano, con calma  ma si imparano.

Se nel discorso, vecchio, stucchevole, spesso fatto da chi di volontariato non ci capisce una mazza perché non è mai stato nemmeno lontanamente contiguo a questo mondo, ci mischiamo la vicenda dei due fucilieri di marina trattenuti in India non facciamo del bene a nessuno.
Una volta si era usi dire c'entra come i cavoli a merenda quando qualcuno faceva asserzioni al di fuori del contesto e degli argomenti in discussione. Ecco, gli uni stanno alle altre come i cavoli a merenda, o, più prosaicamente, non c'entrano un beneamato cazzo. Ristabiliamo qualche punto fermo, perlomeno dal mio punto di vista.

I due fucilieri hanno ucciso due pescatori. Su come abbiano fatto a confondere due pescatori con due pirati prima o poi qualcuno ce lo spiegherà con dovizia di particolari. La morte dei due indiani è certa, la colpevolezza dei due marò anche. Come sembra vero che lo Stato italiano abbia risarcito le famiglie con circa 150.000€ (se sbaglio mi corrigerete) e forse si sarebbe potuto sforzare un po' di più. Che poi la giustizia e la politica indiana non riescano, per loro divergenze e interessi interni, a formulare un capo d'accusa, stabilire quale corte di giustizia li debba processare, se poi a loro spetta il diritto e il dovere, che non si capisca a cosa serva il diritto marinaresco, se non si riesce nemmeno a capire dove sono i limiti delle acque territoriali (si sa ma si fa finta di non saperlo), se non esiste un tribunale internazionale che dirima la questione, ecc. ecc. ecc. sono corollari di un unico problema. Stoppiamo subito coloro che vogliono intervenire in difesa della sacralità della divisa. Indossare una divisa, se vogliamo ammantarla di questa sacralità, dovrebbe essere fonte di maggior senso di responsabilità, di accortezza nell'agire e non giustificazione per gli errori che con una divisa si commettono. Purtroppo dietro una divisa ci si è nascosti sempre, più o meno bene anche in occasioni ben peggiori di quella dei due marinai italiani. Senza riandare alla seconda guerra mondiale, basti pensare alla sciagura del Cermis e alla giustificazione americana per non condannare i suoi militari. Ma questo fa parte della storia che tutti dovrebbero conoscere. Insomma il pensiero l'avete capito quindi risparmiamoci inutili puntualizzazioni su ciò che mi sono dimenticato o non ho espresso compiutamente.

Il volontariato, abusando una frase spesso usata a sproposito, non è un pranzo di gala. Qualsiasi tipo di volontariato si faccia, in Patria o all'estero. Ci si sporca le mani metaforicamente, praticamente e intellettualmente. Lo si fa quando si va volontari a servire alla mensa della Caritas o quando si va ad insegnare come si irrigano i campi in Kenia, quando si va negli ospedali dei paesi in via di sviluppo (che non si svilupperanno mai perché l'Occidente è ingordo e menefreghista) o quando si presta assistenza o si sviluppano progetti per l'accoglienza o il recupero delle persone svantaggiate. E il lavoro fatto da migliaia di volontari non deve essere vilipeso, sminuito, deriso da nessuno e men che meno per colpa di qualche delinquente che si è infiltrato nelle pieghe del sistema. Non dimentichiamo che il volontariato spesso si è sostituito agli organi competenti non per scelta ma per necessità, spesso al volontariato si è demandato per incapacità o mancanza di sensibilità sempre degli organi preposti.

Le due volontarie sono andate in Siria senza preparazione? Non lo so e come me non lo sanno tutti i "tranciatori di giudizi" che si sono scatenati in rete e nei bar. Sono donne, giovani e carine, perché andare proprio in Siria? Perché in Siria c'era bisogno in quel momento, se lo hanno fatto senza copertura ed esperienza ce lo spiegheranno loro e coloro che le hanno fatto partire. Sono cattoliche? E se anche fosse dove è il problema? O forse i dettami di detta religione si seguono solo quando fa comodo e quando si è al sicuro? Non mi sembra che il Vangelo dica fate del bene se non correte rischi. Testimoniate la vostra fede e la vostra solidarietà solo dal calduccio del vostro salotto. Perché dobbiamo pagare il riscatto per due avventuriere? Perché, Cristo, la vita non ha prezzo, e non lo dico io ateo, lo dice quella che è la religione di stato in Italia, lo dice quella radice cristiana che viene chiamata in causa solo quando ipocritamente fa comodo.

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